L’eremo di Santa Maria di Valdisasso:
la porziuncola marchigiana
Oggi desidero raccontare la mia passeggiata da Matelica all’eremo di S.Maria di valdisasso, in località valleremita di Fabriano, passando per l’antico sentiero dei boscaioli e mandriani che saliva al valico c.d. dell’Angelo venendo da Esanatoglia.
Questo verde valico cui si accede seguendo la carrareccia che collega la piana di Esanatoglia e di Matelica con quella del versante Fabrianese di Valleremita, il cui imbocco risulta in prossimità della prima figuretta a sinistra ad un chilometro circa dal centro di Esanatoglia lasciando la provinciale per Fabriano, trae il suo nome dall’antico monastero dedicato a S.Michele Arcangelo infra ostia (1)
Questo luogo , situato nel territorio appartenente nel VII secolo ai conti di Nocera , faceva parte del ducato longobardo di Spoleto e traeva il suo appellativo “ Infra ostia” dalla posizione dell’antico convento all’imbocco di una stretta valle confluente nel vicino torrente S. Angelo.
Vorrei ricordare che, a proposito di Longobardi, a frenare gli impeti di questi guerrieri occupanti e devastanti i ns territori, soccorse la storica conversione della loro regina Teodolinda moglie del re Autari , in virtù della sua conversione al cattolicesimo, complice l’amicizia con il papa Gregorio Magno. Da lei fu dunque imposto ai suoi sudditi di confessione ariana, di accettare S. Michele Arcangelo quale sostituto di quella loro divinità di nome Odino, che molto gli assomigliava per virtù guerriere , così che si diffuse in molti luoghi il culto per questo Arcangelo.
Di questo monastero purtroppo non rimane nulla se non una fatiscente e orribile abitazione anni 60’ nel luogo in cui questo sorgeva.
Ma riprendiamo il cammino. La strada è in salita e và percorsa per circa 2 chilometri prima di arrivare al valico.
Giunti al valico, seguiamo la fresca ed ombreggiata strada sterrata che scende dolcemente a sinistra e la percorriamo affiancati dall’ormai abbandonato recinto dei daini della forestale all’interno di un magnifico bosco di carpini, frassini e qualche abete rosso. Il percorso segue per circa tre chilometri fino ad arrivare alle prime case del piccolo borgo chiamato Valleremita. A questo punto prendiamo la strada che sale a sinistra verso l’eremo di Santa Maria di valdisasso attraversando un antico bosco dal profumo di ginestra e maggiociondolo in fiore.
Dopo circa 2 chilometri eccoci allo sperone di roccia su cui poggia l’antica e imponente struttura del monastero, al fresco del bosco che ci avvolge e con ruscelli di acqua che tagliano l’ultimo tratto del sentiero: davvero un luogo ameno e riposante, come tutti gli eremi francescani che io conosca.
La Struttura attuale, in pietra arenaria bianca, come si usava nel medioevo, è del ‘ 400 , quando l’allora signore di Fabriano Chiavello , della nobile famiglia Chiavelli , comperò il luogo dalle monache benedettine che qui abitavano dall’anno mille e lo diede in dono ai monaci minori francescani che lo abitano tuttora. Costui tra l’altro incaricò il pittore Gentile di dipingere una “ Incoronazione della Madonna “ il cui originale, strappato a fatica alle truppe napoleoniche, è oggi conservato alla pinacoteca di Brera a Milano, sebbene le suore di Betlemme in Gubbio ne abbiano realizzato una bella copia che adorna l’abside attuale della cappellina duecentesca insieme con uno splendido e coevo Crocefisso ligneo, anche questo frutto di una sapiente riproduzione ad opera delle stesse monache.
L’edificio, ed insieme la comunità dei monaci , subì nel tempo diverse traversie . Dapprima la cancellazione degli ordini religiosi mendicanti da parte del governo napoleonico, poi l’esproprio da parte del governo piemontese in occasione dell’unità d’Italia nel 1865 , quindi l’abbandono per circa un secolo dal 1865 al 1965, tutti questi eventi fecero sì che l’edificio subisse gravi danni strutturali. ( 2 )
Finalmente la Regione Marche nel 2011 ne delibera la ristrutturazione che, felicemente terminata nel 2016, ha consentito ai 6 monaci attuali ed un postulante di viverci stabilmente tutto l’anno e di accogliere i molti pellegrini che qui vengono numerosi. Oggi infatti , grazie all’efficace restauro, si può respirare l’aria di allora , perché lo stile è francamente rispettoso dell’originalità antica, seppure con un po’ di comodità in più che non disturba la sobrietà dei monaci ma anche le esigenze del pellegrino moderno.
Dicevamo in apertura : questa è la Porziuncola marchigiana.
In effetti nei “Fioretti “ si ricorda che Frate Francesco insieme a Frate Egidio passarono di qua ben due volte in direzione di Ancona. La prima , nel 1209, quando sembra aver segnato il suo passaggio in quest’ eremo , ricordando i Fioretti il miracolo del contadino che si prestò ad accompagnare Francesco in questo luogo, trovando al suo ritorno il campo lavorato. La seconda nel 1219 per imbarcarsi in Ancona per raggiungere gli Infedeli mussulmani e lì predicare anche a loro. Comunque Francesco conosceva ed amava questo luogo in cui aveva trovato rifugio malgrado le precarie condizioni in cui già l’edificio si trovava a causa dell’abbandono da parte delle monache benedettine che l’avevano abitato prima di “ rifugiarsi “ all’interno dell’abitato di Fabriano.
Oggi ci accoglie, con grande calore alla porta, il giovane e sorridente padre Massimo di Treia. Ci fa visitare la cappellina, il refettorio , la sala per i convegni e la fureria per l’alloggio dei pellegrini. E ci invita a tornare per gustare l’atmosfera di silenzio e di preghiera che ci avvolge. In questa splendida Porziuncola in terra di Marca.
Aurelio Marini – Augriturismo Casa Deimar.
( 1 ) vedi : www.fabrianostorica.it/classic/abbazie/santangelo.html
( 2 ) vedi : http://gianoaltoesino.weebly.com/valleremita.html
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